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Anche l'ABC al Festival Leggendo Metropolitano 2013 - SCUOLA

Co-stringersi. La scuola inclusiva come risorsa. Con Francesca Palmas (ABC), Italo Fiorin Università LUMSA, Roma, Marco Balzano, scrittore, Giuseppe Argiolas, Insegnante specializzato sul sostegno. Coordina: Andrea Gavosto, Fondazione Agnelli.

VENERDI' 7 GIUGNO ORE 19 IN VIA SANTA CROCE (Bastione Santa Croce quartiere Castello) A CAGLIARI

Una serata all'aperto nel cuore storico di Cagliari! Guarda i video degli interventi...

Immagine rappresentativa per: Anche l'ABC al Festival Leggendo Metropolitano 2013 - SCUOLA

Tutti i video degli interventi:

Le conclusioni di Francesca Palmas a partire dal min.11:24



Parte 1

Parte 2

Parte 3

Parte 4



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Ci interroghiamo sul presente e sul futuro della Scuola italiana.

La serata, promossa dall'associazione Prohairesis all'interno del Festival Internazionale di Leggendo Metropolitano, è realizzata in collaborazione con Fondazione Giovanni Agnelli di Torino, USR Sardegna e l'ABC Sardegna.
Vai sul sito ufficiale di Leggendo Metropolitano

Scarica qui tutto il programma del Festival Leggendo Metropolitano 2013 - "I legàmi":
Brochure LM 2013

Immagine rappresentativa

Due spunti per introdurre i temi della serata

Cosa si prospetta possa cambiare per la nostra scuola italiana? stiamo attenti a non perdere le conquiste ottenute in tanti anni: siamo sicuri che vi siano dei difetti strutturali nel sistema scolastico così come oggi lo viviamo oppure è possibile che non tutto venga attuato come si dovrebbe? Qualcosa a nostro avviso ci insegnano le "buone prassi"....buona lettura e ....ci vediamo venerdì, vi aspettiamo!

Scuola: l’inclusione è possibile!

Un altro anno scolastico si conclude e tanti restano gli interrogativi e le preoccupazioni delle famiglie degli alunni con disabilità per quello nuovo. Oggi sentiamo ancora forte l’esigenza di ripartire dai diritti perché non possiamo accettare di fare passi indietro. Spesso le cronache ci riportano esempi di “cattive prassi” scolastiche, mentre tante esperienze positive vengono realizzate nel silenzio e lontano dai riflettori. Queste esperienze di inclusione scolastica possibile ci dicono che non tutto è da rifare, che dobbiamo stare attenti, quando soffia il vento del cambiamento a non rischiare di “buttar via l’acqua sporca con il bambino”; forse si può ripartire proprio per costruire o ri-costruire il cambiamento proprio dalle buone pratiche, senza dimenticare le emergenze e le criticità in atto. Partendo dal punto di vista delle famiglie mi viene in mente pensando proprio alle famiglie dell’ABC e di tante altre associazioni con le quali collaboriamo, che le difficoltà incontrate non hanno mai fatto venire meno nelle famiglie stesse il senso di giustizia e di verità del loro sapere per la tutela del diritto allo studio dei propri figli; possono esserci insomma tutti i presupposti perché la scuola possa essere in grado di accogliere gli alunni con disabilità al pari degli altri. Le famiglie sostengono che l’inclusione scolastica è una strada percorribile. Certo è necessario mettere in atto anche azioni forti quando serve, sino ai ricorsi per vie legali, ma non basta soltanto far applicare la normativa: l’inclusione scolastica è sempre un processo in divenire, mai chiuso dunque mai finito, un insieme di relazioni oltre che di azioni messe in essere che devono essere curate proprio attraverso le alleanze e il lavoro di rete tra tutte le persone coinvolte.

La nostra esperienza ci insegna che la diffusione delle buone prassi e dei modelli inclusivi di qualità migliora la cultura dell’accoglienza nella scuola e nella società; raccontare e contribuire dunque a far conoscere i tanti esempi che esistono ci permette di poter dire: l’integrazione è possibile. Continuiamo ad manifestare il nostro corale ed accorato SI alla scuola pubblica italiana che include le persone con disabilità nelle classi di ogni ordine e grado; ed oggi ancora di piu' in una società sempre piu’ complessa e dunque in una scuola che deve poter accogliere tutti gli alunni che presentano dei bisogni educativi speciali, perché questa è l’unica strada che possa garantire loro davvero le pari opportunità, l’unica percorribile per costruire una società davvero inclusiva per tutti. Francesca Palmas
Immagine rappresentativa

Questi sono alcuni degli ingredienti che porteremo nella serata promossa dal festival letterario “Leggendo Metropolitano” prevista per venerdì 7 giugno alla quale vi invitiamo a partecipare per poter dare il vostro specifico contributo.

Alleghiamo di seguito un articolo pubblicato nel portale di Superando.it a cura di A.Gavosto che coordinerà la serata, che vi invito a leggere e a prendere come spunto di riflessione per l'incontro; Non vogliamo “giocare alla fantainclusione” - di Andrea Gavosto

Prende spunto, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, da un recente intervento di Salvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per riprendere i contenuti di un Rapporto sugli alunni con disabilità, realizzato nel 2011 dalla Fondazione stessa, insieme alla Caritas Italiana e all’AssociazioneTreellle, e chiarirne ulteriormente i reali obiettivi
Si discute molto, in questi mesi, sul presente e il futuro dell’inclusione scolastica

Non ci appassiona la “fantadidattica”, né ci piace giocare alla “fantainclusione”; siamo, invece, interessati a sperimentazioni che mettano seriamente alla prova – prima di generalizzarle – soluzioni innovative, per superare i limiti che in Italia ostacolano la piena inclusione di uno spettro sempre più ampio di Bisogni Educativi Speciali [d’ora in poi BES, N.d.R.]: alunni con disabilità, difficoltà o svantaggi.
Non vogliamo abolire gli insegnanti di sostegno domani e neppure dopodomani; vogliamo, semmai, lavorare affinché in tempi ragionevoli tutti gli insegnanti italiani siano messi in condizione di sostenere e rendere sostenibile – anche in termini di risorse – una strategia d’inclusione scolastica dei BES più efficace: riteniamo che questo obiettivo implichi un tendenziale superamento della figura dell’insegnante di sostegno, così come la conosciamo oggi.
Per riprendere questi temi e senza intenzioni polemiche, chiediamo perciò ospitalità a «Superando.it», per commentare il recente intervento di Salvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha criticato le proposte formulate nel Rapporto Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte, pubblicato da Erickson nel 2011 e realizzato da Caritas Italiana, AssociazioneTreellle e Fondazione Giovanni Agnelli, con la partecipazione di esperti italiani di inclusione, fra cui Italo Fiorin e Dario Ianes.

Per il dettaglio delle analisi e delle linee di politica, rimandiamo al volume e alla sintesi disponibile nel nostro sito. In schematicissima sintesi, alla luce delle criticità dell’attuale modello italiano di integrazione della disabilità nella scuola e delle prospettive aperte dalla nuova legislazione per una più ampia inclusione scolastica dei BES, il Rapporto proponeva di:
(i) valorizzare l’autonomia delle scuole nella lettura dei bisogni e nella progettazione degli interventi, in coerenza con l’orientamento culturale condiviso a livello internazionale che suggerisce il passaggio da un approccio prevalentemente medico a un approccio prevalentemente pedagogico;
(ii) creare nuovi centri territoriali, che dispongano di insegnanti e personale ad alta specializzazione, e di concerto con le scuole definiscano e coordinino le risorse finanziarie, professionali e tecnologiche per l’inclusione, svolgendo anche formazione e consulenza alle scuole, come pure una funzione di “sportello unico” per le famiglie;
(iii) gradualmente superare l’“indissolubile binomio” alunno con disabilità certificato/insegnante di sostegno, come pure la distinzione fra insegnanti di sostegno e curricolari, mirando, da un lato, alla piena corresponsabilizzazione di tutti i docenti, attraverso una generalizzata formazione in didattica per i BES, dall’altro, al progressivo riassorbimento nell’organico curricolare di una parte consistente degli insegnanti di sostegno, assegnati sulla base della lettura dei bisogni delle scuole stesse, delle loro competenze specifiche (che non andrebbero disperse, ma valorizzate in relazione all’obiettivo di una maggiore inclusività) e della concertazione con i centri territoriali.

Il vicepresidente della FISH sembra appiattire completamente sul presente il senso e l’orizzonte delle nostre proposte, manifestando, inoltre, aperto scetticismo su una sperimentazione che in Trentino sta partendo in questa direzione. Dovrebbe, tuttavia, sapere – dopo i tanti confronti avuti in questi mesi – che il nostro intento è di delineare un processo di cambiamento inevitabilmente di lungo respiro temporale e che, in questa prospettiva, sperimentazioni su piccola scala possono dare informazioni utili sulla reale efficacia di una strategia innovativa.
Vorremmo aggiungere che molte premesse da cui ha preso le mosse la nostra riflessione sono le medesime che da tempo la FISH propone all’attenzione dell’opinione pubblica. Fra queste, la necessità (a) di potenziare l’inclusione scolastica degli alunni con BES, prevedendo sistematicamente il coinvolgimento di tutti gli operatori scolastici; (b) di attivare a questo scopo reti di supporto, formazione e consulenza, valorizzando le professionalità disponibili, e di potenziare le reti territoriali per costruire strutture in grado di sostenere realmente le scuole; (c) di sperimentare nuove modalità organizzative in grado di intervenire in modo efficace ed economicamente sostenibile, ancora di più alla luce dell’estensione del numero dei BES dopo le recenti novità normative.

Per quanto poi riguarda il ruolo degli insegnanti di sostegno e di quelli curricolari, non possiamo che sottoscrivere totalmente quanto scriveva recentemente lo stesso Nocera, ricostruendo l’evoluzione del modello italiano di integrazione: «L’ipotesi innovativa da cui partì allora l’Italia era che i responsabili primari dell’inclusione fossero i docenti curricolari […]. Purtroppo tale disegno originario […] è stato profondamente offuscato e il ruolo di sostegno dei docenti specializzati è divenuto preminente e addirittura “assorbente”. In altre parole, il docente per il sostegno è divenuto quasi la “protesi didattica” dell’alunno con disabilità, favorito in questa deriva dalla delega dei docenti curricolari ai soli docenti di sostegno».
La nostra proposta mira proprio a dare seguito a quelle premesse e a recuperare per il futuro prossimo quanto di buono c’era in quella intuizione originaria, in particolare, la necessità del pieno coinvolgimento di tutti i docenti.

Quanto scrivevamo due anni fa nel Rapporto è la soluzione più appropriata, utile e sostenibile per una prospettiva d’inclusione dei BES sempre più ampia? Ovviamente, noi pensiamo di sì, consapevoli che in ogni caso richiederà tempi lunghi e aggiustamenti graduali. Nondimeno, come sempre avviene con le politiche fortemente innovative, anche in questo caso non possiamo conoscerne a priori l’efficacia.
Perciò riteniamo che essa vada preliminarmente verificata: la sperimentazione trentina, in cui la Fondazione Agnelli è impegnata insieme all’IPRASE [Istituto Provinciale per la Ricerca, la Sperimentazione e l’Aggiornamento Educativi, N.d.R.], è coerente con questo proposito di verifica sperimentale dell’efficacia e della sua sostenibilità, anche in termini organizzativi e sociali (pur consapevoli dei limiti di applicabilità del metodo sperimentale in contesti sociali reali). La sperimentazione che si avvierà punta, in particolare, alla formazione dei Consigli di Classe, quindi va nella direzione di rendere più competente l’intera scuola e questo grazie a un’ulteriore qualificazione degli insegnanti di sostegno.

In definitiva, non abbiamo la presunzione di applicare un modello aprioristicamente ritenuto migliore del presente, ma riteniamo opportuno tentare nuove strade se si intende proseguire nella direzione di una scuola che: (1) voglia essere sempre più inclusiva; (2) lo sia efficacemente (e non resti solo sulla carta con norme ambiziose e un organico complesso di leggi e azioni che vengono disattese); (3) lo sia senza che si sottraggano risorse all’inclusione, ma che queste vengano utilizzate in modo innovativo, flessibile e sinergico, massimizzando il potenziale formativo di tutti gli attori coinvolti in direzione di una maggiore capacità inclusiva.
Non ci pare che questo sia “giocare alla fantainclusione”.

[05 giugno 2013]


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