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"Senza la personalizzazione dei servizi sociali non possiamo avere pari opportunità e non discriminazione dei cittadini"
Qui puoi scaricare la Presentazione 162 Berlino 2007 (1,6 mb)
"Senza la personalizzazione dei servizi sociali non possiamo avere pari opportunità e non discriminazione dei cittadini" è il messaggio che arriva da Berlino da Lars-Goran Jansson, svedese, Presidente dell'ESN European Social Network e da Vladimir Spilda, Commissario Europeo per gli Affari Sociali ed ex primo ministro della Cechia.
Dal 18 al 20 giugno l'ABC Sardegna a Berlino per ha partecipato alla 15°Conferenza Europea dei Servizi Sociali dal titolo: Una opportunità per tutti: la sfida per i servizi socio-sanitari nell'Europa delle diversità.
Si è parlato (workshop 20 Presentazione 162 Berlino 2007 (1,6 mb)) degli 8000 progetti di sostegno a persone con disabilità grave, voluti dagli stessi utenti, per i quali la Regione Sardegna oggi stanzia oltre 36 milioni di euro e che rappresentano il maggiore investimento regionale in Italia; il metodo della su coprogettazione e personalizzazione dei servizi sociali della legge 162 in Sardegna è visto come "modello" trasferibile ad altre Regioni d’Europa. Una buona pratica “ideata” con il concorso delle stesse persone con disabilità grave e con le loro famiglie, attraverso l’alleanza e la partnership, la coprogettazione con le istituzioni (Regione e Comuni sardi).
Alla Conferenza hanno partecipato più di 400 direttori dei servizi sociali provenienti da 32 diversi Paesi europei.
Siamo stati selezionati fra oltre 50 proposte europee - informa Marco Espa Presidente ABC Sardegna – e siamo l’unica organizzazione “non governativa” che ha presento una buona prassi, il titolo del nostro seminario: Sviluppare Servizi Sociali partecipativi e personalizzati per disabili gravi in Sardegna, in particolare ha proposto l’esperienza dell’attuazione della L.162/98 in Sardegna (legge sui servizi per le persone con disabilità grave e il sostegno alle famiglie).
LA CRONACA DELL'EVENTO
di Francesca Palmas
La Conferenza, ospitata nella moderna cornice di Berlino, oggi una delle città europee più vivaci, è organizzata ogni anno dall’European Social Network, un forum di Direttori nel settore dei servizi sociali e alla salute, nel campo dell’istruzione ed occupazione.
Nel 2007 proclamato dall’ONU anno per le pari opportunità l’evento ha offerto la possibilità di un confronto aperto su un tema trasversale come quello del diritto alle pari opportunità per tutti e alla non-discriminazione, in un’Europa sempre più multietnica, cosmopolita che si prepara a fare della diversità una fonte di rinnovamento culturale ed economico.
La personalizzazione dei servizi sociali è stata al centro dei temi e del dibattito rilanciati dagli esperti del settore, (più di 400 Direttori dei Servizi Sociali europeri) ed è stato al centro di ogni tematica affrontata quale unico comune denominatore: la necessità della riorganizzazione di un sistema di servizi sociali ‘bottom-up’, cioè guidato dagli utenti, come risposta per garantire davvero pari opportunità e non-discriminazione ai cittadini, in qualunque condizioni essi si trovino, persone con disabilità, anziani, giovani donne ed immigrati.
Le prime dichiarazioni da parte di Lars-Goran Jansson, svedese, Presidente dell'ESN e da Vladimir Spilda, Commissario Europeo per gli Affari Sociali ed ex primo ministro della Cechia, sono proprio incentrate su questa necessità: si parla di individualizzare i servizi per rispondere concretamente, con qualità ed efficacia ai bisogni dei cittadini. Oggi le questioni aperte delle politiche sociali, l’anti-discriminazione, la lotta alla povertà il Welfare l’integrazione, trovano i cittadini più attivi e realizzati; l’idea delle pari opportunità segue la cultura umanistica dell’uguaglianza incentrata sulla dignità della persona umana; la stessa dimensione sociale è quella della partecipazione sociale; il panorama europeo e mondiale è molto cambiato rispetto a 20 anni fa; prima ci focalizzavamo sull’assistenza (anziani, disabili) oggi sul diritto; diritto all’autodeterminazione, alla personalizzazione dei servizi sociali di qualità alimentati dall’interesse degli staikolder . Questo percorso si sta rendendo possibile anche grazie all’allineamento della legislazione comunitaria, spinta dalla necessità di migliorare l’accesso ai servizi da parte degli erogatori e soprattutto da parte dei destinatari. Le esperienze sono varie e non uniformi su tutto il territorio, ma proprio il confronto ha offerto un’opportunità impedibile di misurarsi sulle “best practice”, buone prassi esistenti.
Il nuovo approccio che parte dagli staikolder e quello della ricerca della soddisfazione del bisogno sia da parte dei destinatari dei servizi e le loro famiglie, ma anche da parte di chi li accompagna nei percorsi (providers).
Ad esempio arriva dalla Germania un modello (proposto da Hermann Kues segretario di stato parlamentare al Ministero per la famiglia) di programmi di reinserimento individualizzato (case- menagement) per gli anziani, che propone modelli abitativi alternativi alle case di riposo, le così delle “case plurigenerazionali”, che oltre a dare risposte più adatte alle persone e alle situazioni singole pensate in “piccolo”, offrirebbero la possibilità di creare occupazione per i giovani nella stessa comunità, con la richiesta di un maggiore coinvolgimento da parte dei Comuni, i servizi più vicini al cittadino e come tali più adeguati a dare risposte su misura. L’esigenza del resto anche per i fornitori dei servizi è quella di rispondere con servizi di qualità agli utenti, più umanizzati. Sarà questa la sfida dei servizi socio-sanitari nell’Europa delle diversità, una sfida che punta sulle capacità locali che orienteranno il modello europeo.(Wilhelm Schmidt)
Il cambiamento è in atto dunque e nasce dalle stesse esigenze dei diretti interessati, che oggi chiedono e vogliono essere i protagonisti di questo cambiamento, vogliono oggi progettare e partecipare alle decisioni che li riguardano; del resto noi stessi adulti di oggi se dovessimo pensare alla nostra condizione di anziani di domani non potremmo che farlo in termini di servizi umanizzati nostra misura, scelti da noi. Da Stoccarda arriva un altro esempio offerto dall’ambito psichiatria e della salute mentale, sull’importanza proprio della scelta da parte dell’utente rispetto ai servizi offerti e ancora una volta sui servizi personalizzati: user frendly, l’utente deve avere alternative deve poter scegliere per decidere di sé (ad esempio necessità di passare dagli istituti ai servizi mobili o assistenza mobile, incontro all’utente). Tutto questo implica anche l’esigenza di costruire la partnership tra cittadini e Servizi, promuovere l’empowerment degli utenti anche grazie al supporto della rete informale, la formazione continua degli operatori il monitoraggio sull’efficacia dei servizi e la qualità percepita dai destinatari.
L’implementazione della partnership ancora una volta è un’attività che parte dal basso, dalla necessità di mettere la persona al centro (ambito sociale, medico-sociale, sanitario).
Una tendenza che sta via via facendosi strada e che già fa comprendere l’orientamento del cambiamento e dell’approccio dei servizi sociali e quello della possibilità da parte dell’utente (persone con disabilità, anziani, immigrati etc) di acquistarsi il servizio, ovvero attraverso il pagamento diretto dei Servizi ai cittadini si da loro la possibilità di gestire un finanziamento che gli permetta di comprare un servizio ed acquistare così “potere” contrattuale. Sintomo di un’utenza che sempre più si muove verso un sistema che aiuta i Servizi stessi ad identificare la tipologia di servizio che è più utile al cittadino in quel momento in quella particolare situazione; si parla per la prima volta di personalizzazione per garantire i livelli minimi di assistenza.
La soluzione del pagamento diretto della prestazione (budget individuale) offerta dall’Inghilterra ( ci sono esperienze anche in Spagna) che mira a promuovere l’indipendenza, l’empowerment e l’autodeterminazione degli utenti, mostra che i cittadini vogliono esercitare il controllo sui servizi di cura e sulle spese per attuarli; la gestione del denaro significa anche la possibilità di “trovarsi” la persona che si prende cura (caregivers); proprio la gestione del danaro è un primo modello che può influenzare il sistema, a patto che non sia un’erogazione “a pioggia” ma condivisa, monitorata e valutata in collaborazione con i Servizi. Ciò che è interessante oltre il controllo che l’utente può esercitare è che la sperimentazione del budget individuale permette di lavorare sulla personalizzazione (gli ambiti di sperimentazione hanno interessato la disabilità, la salute mentale…), dunque permette di arrivare ad una ricerca di collaborazione sempre più stretta e necessaria tra cittadini e istituzioni.
In questo contesto è facile intuire perché proprio l’esperienza sarda della personalizzazione e coprogettazione dei servizi di sostegno sia stata selezionata fra oltre 50 proposte europee; l’ABC Sardegna è stata l’unica organizzazione “non governativa” che ha presento una buona prassi, il titolo del nostro seminario: Sviluppare Servizi Sociali partecipativi e personalizzati per disabili gravi in Sardegna, in particolare ha proposto l’esperienza dell’attuazione della L.162/98 in Sardegna (legge sui servizi per le persone con disabilità grave e il sostegno alle famiglie). Dal 2000 la Sardegna ha ottenuto il riconoscimento delle sue buone pratiche nello sviluppo di servizi coordinati, personalizzati e partecipativi per persone gravemente disabili e per le loro famiglie. Questo processo ha visto una fondamentale revisione dell’ assistenza sociale, della salute e dell’ istruzione – che mira all’ empowerment degli utenti e dei loro familiari attraverso l’ alleanza e la partnership con le istituzioni. Attualmente ci sono 8000 (dai 123 nell’anno 2000) progetti personalizzati (che comprendono sostegno finanziario, assistenza e istruzione/tirocinio) per disabili gravi che si stanno realizzando in Sardegna e che rappresentano il maggiore investimento regionale in Italia.
La sfida di un’Europa dei Servizi sociali che punta a dare risposte personalizzate ai suoi cittadini è quella di conciliare proprio la personalizzazione e con l’universalità dei servizi e la loro stessa esigibilità.
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